V4-G22/23/24 • Enlightening Morogoro
G22_Sveglia alle 6: andiamo a Morogoro nella speranza di riuscire ad acquistare il materiale necessario alla realizzazione si un’illuminazione dignitosa. Forte della lista messa a punto un paio di giorni fa, mi accingo speranzoso a questa ricerca che finora continua ad avere contorni misteriosi. Ho solo un’idea non ancora riscontrata riguardo a quale tipo di prodotti troverò, e proprio non riesco ad immaginare come debba essere questo negozio di Morogoro che alla fine ci servirà. Tra l’altro, non abbiamo a disposizione un’indirizzo preciso, e quindi tanto per rendere le cose facili, la ricerca si svolgerà attraverso un non troppo efficace metodo che denominerei “brancolare”. Non troppo efficace, ma l’unico ragionevolmente a disposizione. Facciamoci coraggio.
Verrà con noi anche Silvia, anche lei con una scoraggiante lista di cose da reperire non si sa bene come nel limitato tempo a disposizione. Teli in plastica per la copertura del mercato, cassoni in latta per le merci dei venditori, carta da acquarello per Mihaio, ecc… Una specie di esotica caccia al tesoro.
Facciamo tappa a Ruaha per prelevare i soldi alla banca, ma questa è ancora chiusa e pertanto si vanifica lo sforzo di essersi alzati tanto presto. Sfottiamo Pima che ci pare flirtare un tantino con una dipendente – the womanizer.
Saltiamo da un negozio all’altro fino ad accontentarci di uno che ha solo illuminazioni. Ora mi meraviglio di non avere saputo immaginarmelo perché è proprio come ci si sarebbe dovuto aspettare che fosse: una stanza con scaffali aperta direttamente sulla strada tramite un bancone. Non parlerò di nuovo dei criteri in base a cui intendo curare l’illuminazione degli allestimenti. Cerco di individuare illuminazioni led e di farmi strada tra i prodotti. Chiedere una luce calda appare un nonsense agli occhi dei commercianti, ma qualcosa si trova. Sono in imbarazzo se privilegiare lo standard E27 per le lampadine comuni oppure il B22. Il primo è lo standard più diffuso delle normali lampadine che si avvitano in Europa. Il secondo, di tipo “a baionetta”, è chiaramente un’altro degli improbabili lasciti dell’impero britannico, come le prese di corrente e la guida a destra. Acquistiamo molto materiale in un negozio, che però non riesce a rifornirci di tutto. Abbiamo – credo – un colpo di fortuna nell’imbatterci in un negoziante molto ben fornito, di origine mediorientale. Morogoro mi pare molto popolata da gente di origine araba e indiana e questo aspetto ne potenzia senza dubbio io commercio. Molto gentile e preparato, ci cava di impaccio proponendo prodotti che mi sembrano adeguati allo scopo, e ci suggerisce contatti anche per coprire altre nostre esigenze: un vero problem solver.
Ripartiamo che è già buio, mangiando popcorn in macchina. Arriviamo a casa alle dieci di sera, stanchissimi ma con un bottino soddisfacente.
G23_Giornata molto laboriosa in cantiere. Balele è a buon punto coi telai delle porte dell’edificio piccolo e Gowa sta preparando le basi per accogliere i telai dell’edificio grande. Le strutture del mercatino sono quasi pronte, e Saidi pare diventato improvvisamente più proattivo. I ragazzi che sistemano il terreno hanno distribuito la ghiaia attorno al mercato. Dò ordine di scavare per le fondazioni per la storage room del mercatino. Visto il tempo a disposizione, si tratterà di una struttura molto semplice. In questo caso però voglio sperimentare l’uso di malta con la muratura hydraform.
Le Tanapa ecologists vengono a fare il sopralluogo per gli alberi. Mi impediranno di tagliarli, ma li faranno subito ripulire dai rampicanti. In effetti gran parte dell’ostruzione è data dalle sterpaglie e liane morte che si sono ammassate lungo i tronchi. Inutile insistere: gli dico che per me va bene così, e che se ne possono occupare loro.
Torno all’UEMC per lavorare un po’ ai manuali – segnalo che, mentre lavavo i piatti, i mangabey mi rubano alcune banane che erano rimaste sul tavolo nel portico. Sempre più sfrontate, solo perché in questo giardino non le bastona nessuno.
In serata andiamo a prendere la prima statua, quella raffigurante la contadina locale. La carichiamo sul retro del pick-up generando una curioso allestimento che ricorda una processione nel sud Italia. Stanno producendo la scimmia, ma per ora è allo stato grezzo. Speriamo che una volta finita gli esca somigliante perché per il momento stanno scolpendo il simba della Serenissima di San Marco.
G24_Portiamo la statua in cantiere visto che ieri sera è rimasta sul cassone della macchina – è pesantissima! Portiamo anche le parti elettriche necessarie oggi al lavoro di Kyampuku. Non ci pare sicuro lasciarle tutte subito in cantiere e per questo le immagazziniamo nell’ufficio Mazingira a Mang’ula B. Al VIC, tanta attività anche oggi. Pima conduce il falegname Ovin sul posto (praticamente prendendolo per un orecchio) e finalmente quest’ultimo pare entrare nella logica di cosa bisogna fare. Anzi appare rassicurante, e si mette a prender misure con un’espressione da “ghe pensi mi”. Mi accorgo di un piccolo errore nella costruzione di due finestre, ma si fa in tempo a risolvere.
Finalmente c’è una ragazza in cantiere! Sta aiutando gli elettricisti a disporre le canaline in plastica per predisporre l’illuminazione esterna, compito della giornata scelto per non intralciare troppo i lavori nelle stanze, che saranno affollate nei prossimi due-tre giorni. Esternamente, opto per un’illuminazione minimale a basse frequenze. Posizionerò dei faretti led a terra agli spigoli dell’edificio sul solo lato sud (lungo la strada) e li filtrerò per ottenere una luce rossa. Le basse frequenze di quel colore risultano meno invadenti e producono pertanto meno inquinamento luminoso. Sulle colonne lato foresta, nasconderò dei neon che dovrebbero diffondere luminosità sulla lamiera soprastante. Li abbiamo presi verdi perché non trovavo una luce rossa adeguata, e i neon producevano al massimo un colore rosato che temevo fosse inadeguato. Forse li sostituirò dopo una prova. Voglio ottenere una luce atmosferica bassa, appena sufficiente a permettere ad un custode di orientarsi alla notte. Va considerato che il parco è chiuso di notte e di conseguenza il VIC, e quindi non ci saranno spettatori. Solo nell’eventualità di sporadiche visite serali, ho previsto due potenti luci da installarsi sotto la struttura reticolare, per rendere spettacolare l’accesso dal punto di vista di chi arriva.
Nel pomeriggio riceviamo un’email da Christina, responsabile di progetto dalla parte danese per la realizzazione degli allestimenti. Vorrebbe avere degli aggiornamenti, anche per organizzare la trasferta dei tecnici per l’installazione degli exhibit e dei sistemi multimediali. Fa un certo effetto oscillare dalla totale casualità tanzaniana alla volontà di inquadrare le attività in un ferreo project management danese. Come ho già avuto occasione di scrivere, tempo qui pare avere tutto un’altro significato e certamente non è facile accorgersene da tanto lontano.
Verso le 18:30, mentre cominciava ad imbrunire, ricevo la chiamata dell’elettricista Kyampuku che ha finito il lavoro sugli esterni e vuole fare subito una prova. Sono molto soddisfatto del risultato, anche se è solo provvisorio. Tutto il retro del VIC è irrorato di luce verde. D’altra parte, l’edificio green me lo avevano chiesto loro. Mancano ancora le due luci principali sotto la struttura reticolare, ma già ce ne è abbastanza per mandarmi a letto col buon umore.